04/06/2013 10:12

Al Teatro Salesiani c'è "Il fantasma dell'ospedale"

Il 5 giugno alle 21,30 va in scena un testo scritto dagli alunni della “Cavicchi”


Si intitola “Il fantasma dell’ospedale” la rappresentazione che andrà in scena mercoledì 5 giugno alle ore 21,30 al cinema-teatro Salesiani (via Roma a Figline) e che prende vita da un testo sulla leggenda del fantasma di Veronica Cybo scritto dagli alunni della IV A e dall’insegnante Paola Torlai della Scuola Primaria “Cavicchi”.


L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Figline e dalla Asl 10 di Firenze e si è avvalsa della preziosa collaborazione della regista Laura Becattini, di Porta San Francesco e dell’Associazione culturale Starlight: si tratta di una bella esperienza di teatro che vede collaborare alunni, genitori ed insegnanti in un progetto teatrale che ha ricevuto il plauso dell’Amministrazione comunale.


La rappresentazione è tratta dal libro “All’ombra del campanile” scritto da Massimo Pandolfi e racconta - tra storia e leggenda - di Veronica Cybo, figlia del duca Carlo I Cybo-Malaspina di Massa e della genovese Brigida di Gannettino Spinola. Nata a Massa di Lunigiana il 10 dicembre del 1611, Veronica apparteneva ad una famiglia potente e molto temuta. Non era bella e possedeva un carattere duro e altezzoso e come era usanza a quei tempi la sua mano fu promessa a Jacopo Salviati, erede delle terre di San Giuliano e consigliere del granduca Ferdinando II. La coppia si stabilì a Firenze e il matrimonio fu infelice fin dall’inizio; Jacopo trascurava e tradiva la moglie, così ben presto si innamorò della bellissima Caterina Brogi, una donna avvenente sposata con il brutto e ricco Giustino Canacci di cinquant’anni più vecchio. Veronica venne presto a conoscenza della relazione del marito e meditò sin da subito una crudele vendetta. La goccia che fece traboccare il vaso fu l’incontro delle due rivali all’interno della chiesa di San Pier Maggiore.

 

Alla fine della funzione Veronica affrontò Caterina che per nulla spaventata la derise sfacciatamente davanti a tutti. Accecata dall’odio e umiliata pubblicamente la Cybo decise di eliminare la rivale. Assoldò due sicari, che pagò profumatamente ed entrò in contatto con i figliastri di Caterina - Bartolomeo, Francesco e Giovanni - che detestavano la matrigna, e con la loro complicità, mise a punto il suo diabolico piano.

 

La notte di Capodanno del 1633 Bartolomeo Canacci, seguito dai due sicari, bussò alla porta della matrigna. L’anziana fantesca, Maria di Scarperia, riconosciuto Bartolomeo, aprì ignara la porta e venne immediatamente uccisa. Dopo pochi minuti fu il turno di Caterina che venne anch’essa brutalmente uccisa. L’indomani, il primo dell’anno del 1634, era usanza che le mogli donassero al marito una cesta contenente biancheria ricamata e anche per Salviati fu così: nella sua cesta trovò però la testa della sua bellissima amante. Il granduca fece giustiziare Bartolomeo, mentre Veronica si salvò grazie al nome che portava ma fu esiliata a Villa San Cerbone a Figline che all’epoca era una residenza dei Salviati. Si trasferì poi a Roma in Palazzo Salviati e qui mori a 80 anni.

 

Da allora pare che lo spirito di Veronica non si sia dato pace per quelle vicende e che si “aggiri” tuttora tra le stanze di Villa San Cerbone, sede dell’attuale Ospedale Serristori. Fin qui la leggenda, ma quel che è certo è che all’ingresso della Villa è stata posta una lapide che racconta di quella vendetta (nella foto).

 

 

 


Samuele Venturi
Ufficio Stampa Comuni di Figline e Incisa Valdarno
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